L’origine della fortificazione è legata ad una leggenda, che cerca di colmare le lacune della storia ufficiale. Secondo il mito, Muettin del Merlo, uno dei tanti vassalli dell’Italia meridionale, giunse a Laurenzana intorno all’anno mille, proveniente dall’insediamento arabo di Castelbellotto. Invidioso delle fortezze appartenenti agli altri vassalli della zona, Muettin si impegnò nella costruzione di un grandioso castello. Essendo sprovvisto di adeguate risorse economiche, il vassallo saraceno organizzò una banda dedita alle rapine. Per la nuova costruzione la sede scelta fu la cima della rupe, abitata da un possidente eremita che custodiva un immenso tesoro. Questi ammonì il musulmano, informandolo della natura sacra del tesoro: chi lo avrebbe toccato sarebbe stato oggetto di una maledizione. Muettin noncurante delle parole del vecchio, lo uccise, si impossessò della sua fortuna e nei pressi della sua tomba diede inizio ai lavori di costruzione. Ogni giorno gli operai di Muettin, guidati da un forza soprannaturale si uccidevano sulla tomba dell?eremita ed ogni notte la voce del vecchio ossessionava il saraceno sussurrandogli: ?oggi un altro se ne è andato; alla fine il tuo castello dovrai fartelo da solo; sarà superbo e bello, ma da solo ci starai, finché ultimo morrai».
Scomparsi tutti i sudditi, Muettin, ormai prossimo alla follia, continuò in solitudine l’opera di edificazione del castello. Al termine delle sue fatiche, il vassallo salì in cima alla fortezza per poterla meglio contemplare, ma giunto alla sommità della costruzione la voce dell’eremita lo invitò a seguirlo. Il saraceno provò a ribellarsi all’imposizione proveniente dall’aldilà, ma all’improvviso avvertì una spinta e voltandosi, in preda all’orrore, vide alle sue spalle cento mani di scheletri.
Posseduto dal panico e dalla pazzia, Muettin corse disperatamente su e giù per il cortile del castello, senza fermarsi, per giorni e giorni. La fuga forsennata, senza punto di arrivo, nata da un cieco terrore, ebbe fine solo quando Muettin, dimagrendo poco a poco, sentì consumasi gradualmente la carne, la pelle e le ossa, fino a scomparire definitivamente nel nulla.